Botanica, erboristeria, gastronomia e storia sono alcune delle discipline che le piante spontanee commestibili permettono di unire; costituiscono un esempio di come la diversità biologica svolga una funzione primaria nella vita degli esseri umani. E la loro (ri)scoperta offre molti vantaggi, a cominciare dal piacere primitivo che ci dà la loro ricerca (come la caccia, la pesca e l’andare a funghi). Trattandosi di verdure, rispetto a quelle selezionate per l’agricoltura, le selvatiche sono più ricche di nutrienti, soprattutto micronutrienti, oltre che di sapori.
«Alimurgìa» (dal latino alimenta urgentia) è un termine coniato nel 1767 dal medico e naturalista Giovanni Targioni Tozzetti, «o sia modo di render meno gravi le carestie proposto per sollievo de’ poveri»; oggi viene usato con l’accezione di “foraging” ovvero raccolta a scopo nutrizionale e ricreativo.
Il progetto illustra alcune delle specie presenti nel nostro territorio, corredando ciascuna di una preparazione gastronomica semplice. Si tratta di piante molto comuni e facili da trovare, senza contare che fanno parte del verde pubblico che viene regolarmente tagliato e puntualmente ricresce. L’identificazione specifica su base morfologica è stata possibile mediante le chiavi dicotomiche (guide di botanica più precise delle app).
Ringraziamenti speciali sono dovuti alla pianista Eugenia Canale per l’aiuto nel riconoscimento e in cucina e alla disegnatrice Silvia Macchi per la produzione delle pagine “antiche” recanti i nomi scientifici in calligrafia.
Capsella bursa-pastoris
La borsa del pastore si chiama così per i frutti a forma di cuore che porta lungo gli steli. Si può utilizzare in diversi modi ma è conosciuta in erboristica per la preparazione di tisane. I semi inumiditi producono una sostanza vischiosa in grado di catturare e uccidere piccoli insetti, perciò viene ritenuta protocarnivora.
Silene vulgaris
La più prelibata fra tutte, la silene rigonfia ha molti nomi popolari (strigoli, verzulì, verzöra, ciopet…) e diventa facile da trovare verso la fine della primavera. Le tagliatelle al sugo di strigoli sono un piatto tradizionale romagnolo veramente buonissimo!
Parietaria officinalis
La parietaria cresce vicino ai muri. Si chiama anche erba vetriola, per l’aspetto che le foglie assumono quando essa è molto sviluppata. P. officinalis e P. judaica, che spesso si trovano insieme, si distinguono sostanzialmente per la forma delle foglie. Si può frullare insieme alle patate per creare una vellutata dal gusto “selvatico”.